I classici di Sting al Forum di Assago: la recensione del concerto...
Una spalla fasciata e un concerto iniziato in ritardo, ma repertorio quasi imbattibile e voce impeccabile.
"The show must go on", dice Sting appena salito sul palco: sono le 20.54, e il concerto, previsto per le 20, inizia con quasi un'ora di ritardo per permettere alla gente di entrare, viste le code che si sono formate per i controlli del biglietto nominale.
Sting però si riferisce alla vistosa fasciatura che sorregge il suo braccio sinistro: si è rotto un tendine della spalla ed è stato operato nelle scorse settimane. "Stasera non posso suonare la chitarra, ma posso cantare". Eccome se canta: una voce perfetta e potente.
L'ultima volta che Sting ha suonato al Forum di Assago fu per un memorabile concerto con Paul Simon - una serata di classici al quadrato. Nel frattempo è tornato diverse volte in Italia, anche a Milano (ma al più piccolo club Fabrique). Questa sera, come lo fu per lo show con Simon, è un allestimento "seduto" - ma i classici del reportorio e l'energia dello show avrebbero meritato pure un concerto in piedi.
Il titolo del tour è "My songs", come l'antologia rivisitata di qualche mese fa, che a breve diventerà un album dal vivo. La promessa antologica del titolo è mantenuta: apre subito con "Roxanne", che suonerà due volte, una prima semi acustica e una rock, a fine serata. In mezzo tutti i classici: subito dopo "Message In A Bottle", "Englishman In New York", e così via.
Sting è accompagnato da una band di 9 elementi e le esecuzioni sono impeccabili quasi quanto la voce. Qualche arrangiamento convince meno ("King of pain") altri di più ("Walking on the moon", ancora più reggae). C'è qualche canzone esattamente non classica ("If You Can’t Find Love" dal disco con Shaggy e "Whenever I Say Your Name") che si poteva anche lasciare fuori, ma tutto è compensato da esibizioni potenti: "Walking on the moon" sfocia in "Get up stand up" e "So Lonely" in "No Woman no cry", con un doppio tributo a Bob Marley che è tra i momenti più intensi della serata.
Poco più di un'ora e mezza di concerto che si chiudono con un trittico con "King Of Pain" e la coda rock di "Roxanne", una "Russians" cantata senza presentazioni (ma che si può leggere tranquillamente con i nomi dei grandi leader mondiali attuali al posto di quelli degli anni '80) e "Fragile", ovviamente cantata in coro. Un repertorio enorme a cui è stato resa giustizia, anche questa sera.
(c) Rockol